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compito di Allievo di servizio più volte in breve tempo. Quando
Addestramento formale, poi addestramento formale e infine,
Nei primi giorni in Squadrone eravamo pochi, così ci toccava il
macello! Ma ti va bene, sei assegnato al 4° squadrone”. Sarà!?
Mi assegnarono alla prima camerata di sinistra, dove rimasi fino
La sera, dopo cena, c’era il gran varietà nei bagni: gli aguzzini,
di Caserma, ad iniziare dalle pardon, gli Allievi anziani si prestavano gentilmente ad Ci adunavamo portando gli sgabelli in dotazione sui quali avevamo il permesso di sederci. Molti sgabelli presentavano dei preziosi graffiti e delle vere perle di saggezza; me ne era capitato uno su cui era scritto: “Missili! Vi legheranno i c…oni allo sgabello e vi daranno il Ritti!” Per fortuna era
scarponi erano pesanti, tanto che gli scarponcelli al cromo nero
addestramento formale. Gli anfibi nuovi lasciavano il segno,
soprattutto sui calcagni, ma alla fine mi abituai. Certo gli
“Cavalleria, un’altra signorina! Incarico fuciliere, carne da
Altroché! Entrai in quello che sarebbe stato il mio nuovo mondo
Ferrari Orsi. Con occhio da falchetto m’individuò al primo
sguardo e mi diede il benvenuto: “Salga sul camion che
l’accompagniamo noi in hotel!” Accidenti, addio caffè. Forse in
precetto (a zio Pino?) e fui accolto con un cordiale benvenuto:
maggiorità per l’accoglienza burocratica, presentai la cartolina di
basici della vita dell’Allievo missile. Fui indirizzato all’ufficio
L’addestramento iniziò subito: si trattava di imparare i rudimenti
l’organico fu completo s’incominciò a lavorare a pieno regime.
Caserma c’è la possibilità… per un sei mesi e da dove sarei uscito molto cambiato. pensai. alla fine del corso. sembravano delle pantofole. addestrarci alla vita spicciola formalità, prima fra tutte la presentazione.
DRITTE LE LANCE Alberto Sanna – Cavaliere Era una notte buia e tempestosa, Beh, forse non era proprio tempestosa, però era sicuramente una serata buia quella del mese di gennaio del 1973, quando salii sul treno che mi avrebbe portato a Torino dove avrei cambiato per salire sul vagone letto per Napoli e poi, con il treno locale, a Caserta. Sul treno incontrai Pier Mario, un mio compagno di scuola che stava rientrando in reparto dopo una licenza b
destinazione. “Ti ‘ntè ‘t vè?” (Tu dove vai) gli chiesi e lui: “Türin, e ti?” (Torino e tu?) “Caserta” “Anté l’è?” (Dov’è?) “Eh sì”