Page 4 - versione definitiva quindicesimo raduno edizione speciale
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70° Corso AUC N° 5 12 settembre 2020
A ricordo di un Allievo attore
Tanti sono gli Allievi nostri commilitoni, che in questi 47 anni, ci hanno lasciato. Rivolgere un pensiero a loro, in questo
anno che sarà ricordato come l’anno della pandemia da Covid19, mi sembra più che doveroso. Io ne vorrei ricordare
uno in particolare l’Allievo Piero Luisi della III° Compagnia Bir Acheim. Nel marzo 1973, poco prima del mio
trasferimento dalla III° Compagnia al IV° Squadrone - Plotone Esploratori, in una bella domenica di sole, il mio amico
Piero mi propose di accompagnarlo a Napoli per una visita della città. Lo accompagnai volentieri e dopo un lungo
giro, arrivammo in Piazza del Plebiscito. Conosciamo tutti la bellezza di quella Piazza, con il Palazzo Reale, il Palazzo
della Prefettura, Palazzo Salerno e la Chiesa di San Francesco di Paola con il suo colonnato avvolgente, rovinata
irreparabilmente dall’enorme parcheggio centrale che all’epoca ne nascondeva la grande bellezza. Nell’angolo che
guarda lo storico Caffè Gambrinus, vi era e per fortuna c’è ancora, il bellissimo Teatro San Carlo. Giunti davanti
l’ingresso del Teatro, si fermò e mi disse di seguirlo. Entrammo nel foyer e a destra della scalinata centrale era affissa
una grande locandina: “Quelle Giornate” commedia di Peppino De Filippo. Continuammo a camminare come due
ladri nel silenzio assoluto del teatro deserto e nel quasi buio totale, percorremmo i corridoi che portavano alle quinte
e ai camerini degli attori. Gli dissi: Piero sai quello che fai? Certamente, non ti preoccupare …. Fu la risposta. Per primo
incontrammo un signore alto e molto distinto che appena riconobbe Piero gli andò incontro per abbracciarlo, era
l’attore Mario Castellano, la grande “spalla” del grandissimo Totò. Subito dopo ci venne incontro una giovane donna,
rigogliosa nelle sue forme: <Ciao Marisa come stai?> gli chiese Piero. <Bene e tu come te la passi> gli rispose la
donna. Era una giovanissima Marisa Laurito. Poi furtivamente mi trascinò in un camerino molto illuminato e disse: <E’
Permesso Maestro?>. <Avanti … chi è? Ueee Piero> e anche qui un abbraccio. Era Peppino de Filippo in persona.
<Maestro Le vorrei presentare il mio amico e collega AUC Marco Macina>. Nell’allungare la mano gli dissi: <E’ un
onore Maestro>. <Grazie … Altrettanto> mi rispose. L’allievo Piero Luisi era un attore che aveva recitato con alcune
note compagnie teatrali baresi e napoletane in particolare con quella di Peppino De Filippo. Prima di andar via non mi
feci sfuggire l’occasione di un autografo che il Maestro mi concesse molto volentieri su un pieghevole della stessa
commedia “Quelle Giornate” che conservo ancora tra i cimeli “Militari”. Appena fummo fuori dal teatro confessai a
Pietro: <Mi hai veramente sorpreso, grazie per la piacevole giornata>. (Marco Macina)
Pensieri costretti
Carissimi amici, sono innumerevoli gli eventi cancellati nel corso di questo disgraziatissimo anno bisesto, e fra questi,
purtroppo per noi, il 15° raduno. Il fatto, imprevisto, imprevedibile e incredibilmente incidente sulla vita di ognuno di
noi sia singolarmente che socialmente, imponendo a tutti un lungo periodo simile ad un eremitaggio, mi ha dato
spazio e tempo per considerazioni che, diversamente, sarebbero rimaste nel mondo delle idee, travolte dalla
quotidianità. Se volete pensieri semplici, ma che nascondono solide verità e concreti sentimenti non di facciata.
E così, ripensando all’incontro dell’anno scorso, in Bologna, mi sono sorpreso - dopo quasi 50 anni! - nel trovare tanta
freschezza di rapporti in persone ormai avanti nell’età e con svariate esperienze di vita alle spalle, quasi che la
collegialità in Ferrari Orsi non si fosse esaurita nell’anno 1973, ma si fosse all’infinito prolungata senza interruzioni o
parentesi di vita diverse. Mi sono soffermato, causa la pandemia restrittiva ovviamente, su questo argomento che ho
trovato singolare e degno di essere approfondito. Evidentemente la stretta condizione di vita ha reso possibile una
non comune vicinanza d’intenti con tutto ciò che di conseguenza ne segue, quindi, rapporti di amicizia e nascita di
frequentazioni varie e di comuni interessi. Ma non credo che ciò basti a spiegare questo fenomeno. E cogitando nelle
lunghe giornate ove ormai si era esaurita la verve del leggere, del raccontare al telefono le proprie emozioni e anche
scoramenti, la visione di programmi televisivi al limite del toccare ferro, mi sono fatto la convinzione che un sottile ed
invisibile filo ha legato inconsciamente la vita ed il pensiero di molti, come noi, che hanno avuto l’avventura di prestare
un servizio portatore di alte qualità morali, fra le quali io vedo in particolare la dedizione e l’onore. Un filo invisibile che
lega, unisce e senza tanto rumore permea delle vite che diversamente non si sarebbero mai più incontrate. Non solo
ciò nel bene e nel male, ma con modalità sorprendenti, come dicevo, riferendomi in particolare alla vivacità, al
desiderio di ripetere occasioni di scambio come se il tempo non fosse mai passato. Ecco perché mi ha colpito e
positivamente sorpreso la freschezza di rapporti nati in tempi così lontani. Continuiamo sui questa via e i nostri inquieti
spiriti troveranno sempre motivi di gioia e felicità. Un abbraccio a tutti. (Roberto Vitali)
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