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70° Corso AUC N° 5 12 settembre 2020
Lettera a tutto il settantesimo
Quando, agli inizi del 2015, nella mia casa in Pescasseroli in mezzo al Parco Nazionale d’Abruzzo mi giunse
una lettera raccomandata inattesa, la guardai con sospetto; le missive improvvise erano a volte foriere di
notizie non buone come multe, accertamenti e così via. La aprii quindi con circospezione ed un poco di
diffidenza ma, al momento di leggerla, rimasi piacevolmente turbato dal mittente e dal contenuto della
lettera: dopo 42 anni (un tempo geologico per un uomo), un vecchio commilitone del 70° corso A.U.C. di cui
ricordavo a malapena il nome, era riuscito a rintracciarmi nel mio “buen retiro” in mezzo alle montagne e
malgrado numerosi cambi di residenza e spostamenti vari! Lo stupore si mescolò con il ritorno dei ricordi di
tanti anni prima, molti belli ed alcuni meno. Chiamai con esultanza Carla, mia moglie e la misi a conoscenza
di questa bella novità che mai mi sarei aspettato. Carla, da persona razionale e comprensiva mi ascoltò per
parecchio e poi mi indusse a rispondere al quesito che Giuseppe, l’autore della lettera, mi poneva: se volessi
partecipare alle attività dell’associazione oppure no. “Perché no?“ mi disse, “in fondo sono amici della tua
gioventù con i quali hai trascorso momenti forti e con i quali puoi condividere pensieri e ricordi”. Da quel
momento è iniziata questa avventura da signore ormai attempato ed acciaccato, ma con lo spirito, se
possibile ancor più giovanile di allora, che ha portato me e la mia dolce metà a rivedere tanti amici, forse
appesantiti dal tempo ma allegri e vitali come e forse più di prima. Abbiamo partecipato al raduno di
Gubbio, splendidamente organizzato; apprezzato la bellezza storica e paesaggistica della città, nonché la
gastronomia umbra; qualità questa che non manca mai nelle riunioni del 70°. Ho particolarmente condiviso il
momento della memoria dei commilitoni che non ci sono più, ma che sono vivi nei nostri pensieri e nella
partecipazione dei familiari alla vita dell’associazione. Purtroppo un malessere improvviso a ridosso della
riunione di Mantova ci ha impedito di partecipare (grande rimpianto, è una città che amiamo). Ci siamo rifatti
con Trieste, città multiculturale di confine e la sua storia mitteleuropea, pur se adagiata all’Adriatico; i suoi
castelli, le sue chiese, sinagoghe, palazzi dal gusto asburgico, come alcune sue pietanze. Lì è sepolto mio
suocero, località più prossima a Fiume dove nacque in periodo imperiale. L’anno successivo Lecce, splendida
città dal gusto proprio barocco, le sue viuzze, il suo calore la sua cattedrale le sue piazze. Le pietre grigie
leccesi con cui sono decorate le chiese sono adatte ai souvenir turistici. Sole, mare, arte e culinaria ci hanno
reso splendido l’incontro. Bologna, con le sue torri, la basilica di S. Petronio ed i suoi affreschi ispirati a Dante,
le sue viuzze, il centro storico, il gruppo scultoreo de: “l’urlo pietrificato” di Niccolò dell’Arca in santa Maria in
Vita, (compianto di Cristo del 1463 ), il municipio, la fontana del Nettuno nella sua ambiguità prospettica ed
in fine, ma non ultimo, i manicaretti tipici della cucina emiliana, che hanno reso indimenticabile il raduno di
Bologna. Quest’anno sarebbe toccato a Pescara, città del vate Gabriele D’ Annunzio, poco conosciuta ma
meritevole di visita e di approfondimento. Torneremo a trovarla in seguito. Poi, l’anno prossimo Roma, la mia
città adottiva, la culla della civiltà e della religiosità. L’ intera vita in questa città non è sufficiente a conoscere
neppure lontanamente la grandezza storica che da qui si è diramata nel mondo. Quasi tremila anni di storia,
una lingua ed un alfabeto universale, come universale è la religione che da essa si avvampa. Uno sconfinato
amore ed una infinita ammirazione coglierà chi vorrà immergersi nello Spirito della “Città Eterna”. Poche
righe ed un sincero ringraziamento a Giuseppe e ai componenti dell’Alto Comando che ci aiutano a ritrovarci
ogni anno in questo solenne ma spensierato evento. (Mauro Vittori)
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